Category Archives: Polizze Sanità

Solo in India più ansiosi che in Italia, ma per la salute gli italiani non si assicurano

 

Solo in India più ansiosi che in Italia, ma per la salute gli italiani non si assicurano

C’è la salute tra le preoccupazioni principali degli italiani. In linea con quanto avviene anche nel resto del mondo, le paure di una malattia grave (41%), della diffusione di pandemie (36%) o di soffrire di salute precaria (28%) pesano meno solo delle preoccupazioni legate a terrorismo (47%) e precarietà sul lavoro (43%). Oltre 1 italiano adulto su 3, infatti, ritiene che la propria condizione di salute non sia buona, ma solo “media” (27%) o “cagionevole” (7%). È quanto emerge dal Consumer Attitudes Survey, indagine internazionale realizzata dal gruppo assicurativo Aviva – tra i leader in Europa e presente in Italia dal 1921 – sulla percezione della propria salute in 14 paesi del mondo.

L’ansia affligge quasi una persona su due.

Alla domanda sull’ansia, il 40% degli italiani adulti afferma di averne sofferto nel mese precedente all’indagine. Un dato inferiore solo a quello dell’India, dove i livelli di ansietà si attestano al 60%. Sentirsi meno stressati, ansiosi o depressi, infatti, è in cima alle ambizioni di salute degli italiani (33%). Seguono il desiderio di dormire meglio (28%) e quello di perdere peso/migliorare la propria forma fisica (25%). La causa principale dello stress? Per 2 italiani su 5 è il lavoro. Una situazione che si riflette anche nelle fasce d’età più giovani: il 35% delle persone tra i 18 e i 34 anni teme un aumento del livello di stress e depressione nel corso dei prossimi 12 mesi, mentre l’insicurezza lavorativa è la preoccupazione principale per quasi la metà dei Millennials.

Più paura delle malattie che della vecchiaia

In cima alla lista delle preoccupazioni degli italiani legate al proprio benessere fisico, ci sono le patologie gravi (30%), che preoccupano ben più degli effetti dell’invecchiamento sulla salute (18%). Nonostante in Italia la popolazione adulta utilizzi il web o le app come strumenti di pagamento o di gestione in misura minore rispetto agli altri paesi analizzati (-8%), quando si tratta di informarsi su sintomi o diagnosi mediche, gli italiani sono tra i più assidui nella ricerca di informazioni online (41%; +9%). A proposito di ricerche online su sintomi e patologie, italiani e irlandesi (rispettivamente 41% e 39%) sono superati soltanto da turchi e indonesiani (rispettivamente 42% e 48%). Affidarsi al web per trovare questo genere di informazioni è una pratica meno diffusa in Cina (16%) e India (5%). Una curiosità: rispetto alla media degli altri paesi analizzati, gli italiani sono anche più propensi a leggere su forum e social media le esperienze di altre persone con stessi sintomi, patologie o disturbi.

Meno di un italiano su dieci si assicura

La salute risulta quindi essere tra le principali preoccupazioni degli italiani. Tuttavia meno di 1 partecipante al sondaggio su 10 afferma di possedere un prodotto assicurativo dedicato. I valori risultano invece più alti in altri Paesi europei come ad es. la Francia in cui la percentuale sale al 34%. Nel dettaglio, tra gli italiani partecipanti al sondaggio, solo l’8% ha dichiarato di possedere un’assicurazione sanitaria privata e ancora meno – il 6% dei rispondenti – afferma di avere una forma di copertura sulle malattie gravi.

Arianna Destro, Chief Customer Officer di Aviva, ha commentato: “Nonostante la salute sia una preoccupazione centrale per gli italiani, il ricorso alle assicurazioni dedicate è ancora basso. Le polizze assicurative giocano un ruolo importante per garantire tranquillità e sicurezza e credo che spetti anche a noi, aziende leader nel panorama assicurativo nazionale, agevolare un cambiamento di prospettiva”.

Responsabilità sanitaria. Gelli: “Unico decreto attuativo entro gennaio per risolvere i nodi ancora irrisolti”


Responsabilità sanitaria. Gelli: “Unico decreto attuativo entro gennaio per risolvere i nodi ancora irrisolti”

Sono ancora almeno tre le questioni da risolvere per la legge sulla responsabilità sanitaria che richiedono l’emanazione di norme specifiche che ne risolvano l’applicazione: la retroattività e l’ultrattività delle polizze, i requisiti minimi per le assicurazioni e le autoassicurazioni, l’istituzione del Fondo di Garanzia per i pazienti danneggiati presso la Consap”. L’on. Federico Gelli, parlando della legge che porta anche il suo nome, la Gelli-Bianco approvata dal Parlamento in via definitiva il 28 febbraio 2017, ha assicurato che entro gennaio uscirà un unico complessivo decreto attuativo.

A sei mesi dall’approvazione della legge di cui ci occupammo a suo tempo anche nella nostra rubrica, legislatore, istituzioni e operatori, si sono confrontati durante un incontro organizzato martedì scorso a Roma. “Per la piena efficacia delle nuove norme sono indispensabili i decreti attuativi anche per sciogliere i numerosi punti cruciali ancora irrisolti”. Questa, in sintesi, la realtà della “nuova responsabilità sanitaria” emersa in un confronto tra legislatore, istituzioni e operatori.

Il dibattito ha analizzato le prime applicazioni, con relative esperienze e criticità, oltre allo stato dell’arte dei decreti attuativi. Le valutazioni degli operatori del settore, rispetto ai costi di gestione del rischio nel comparto, dicono che questo è stato fino ad oggi incerto, ma con la legge Gelli le cose possono cambiare e il mercato potrebbe riaprirsi, a condizione che venga ridefinito un patto tra l’assicurato e l’assicuratore, con un ruolo fondamentale degli intermediari.

“Per la prima volta – ha spiegato Gelli, deputato relatore e ‘padre’ della nuova legge – introduciamo il diritto alla sicurezza delle cure come parte integrante del diritto costituzionale alla salute. Il risk management viene messo a regime per tutte le strutture sanitarie – ha sottolineato – tutte le regioni, quindi, sono adesso chiamate a rilevare i dati e il decreto attuativo che istituisce l’Osservatorio Nazionale presso l’Agenas è già stato varato. I dati sono fondamentali in questo comparto e perciò è necessario passare dalla documentazione sanitaria cartacea, che è da terzo mondo, a quella elettronica. Ed è importante anche l’altro decreto attuativo, già approvato, sui requisiti delle società scientifiche accreditate – ha aggiunto Gelli – perché si riduce la giungla delle 600 società che esistevano fino ad oggi”.

Sono necessari ulteriori passi normativi, a proposito dei quali Gelli ha dichiarato che “entro gennaio ci sarà un unico decreto attuativo che affronterà tre delicate questioni assicurative ancora irrisolte: la retroattività e l’ultrattività delle polizze, i requisiti minimi per le assicurazioni e le autoassicurazioni, l’istituzione del Fondo di Garanzia per i pazienti danneggiati presso la Consap, che sarà sostitutivo del Fondo di Solidarietà previsto dal decreto Balduzzi, che invece verrà abrogato grazie all’approvazione anche da parte del Senato (dopo il via libera della Camera) del decreto sulle professioni sanitarie”.

Gelli ha poi comunicato che “entro un mese, invece, arriverà anche il decreto attuativo che definirà le modalità di definizione delle linee guida da parte dell’Istituto Superiore di Sanità”. In ogni caso è fondamentale la divisione fissata tra responsabilità contrattuale per le strutture ed extracontrattuale per i professionisti che lavorano nelle strutture. In ogni caso, ha concluso Gelli, “la legge è un punto di partenza e non di arrivo se riusciamo con i decreti attuativi a farla diventare finalmente operativa”.

L’incontro è proseguito con un’ulteriore tavola rotonda. Luigi Di Falco, Dirigente Responsabile Servizio Vita, Danni e Welfare di Ania, ha sottolineato quanto il settore possa essere ad un punto di svolta: “fino ad oggi – ha detto – c’è stata una vera e propria fuga dal comparto, sia da parte delle assicurazioni ma anche da parte delle strutture, che di fronte ai costi elevati hanno risposto con la formula dell’autoassicurazione, che spesso significa solo rinviare il problema”.

Il presidente e Ad di Consap, sul tema ha specificato che “il Fondo di Garanzia servirebbe proprio a calmierare il mercato. Solo che ad oggi il finanziamento è fissato con il 4% delle polizze, pari a 25 milioni di euro, che potrebbero essere limitati rispetto al miliardo che viene ipotizzato come necessario”.

“Le linee guida non sono risolutive di tutto il problema – ha spiegato Primiano Iannone, Direttore del Centro Nazionale Eccellenza Clinica e Sicurezza delle Cure dell’Istituto Superiore di Sanità – perché bisogna privilegiare l’aspetto pratico e non prescrittivo delle nuove regole”.

“E poi cambiano le norme sul regresso, sulla rivalsa, sull’erogazione dei risarcimenti – ha detto Paolo Crea, Vice Procuratore del Lazio della Corte dei Conti – il medico finalmente non è più sotto assedio, anche se alla normativa servirebbero comunque delle modifiche”.

Sanità: la nuova legge Gelli non sarà una passeggiata

Sanità: la nuova legge Gelli non sarà una passeggiata

Comincia a emergere anche qualche perplessità sulla recente Legge Gelli che vuole normare i temi delle tutele sanitarie rispetto a inadempienze e colpe degli operatori, delle strutture preposte verso i pazienti, i rapporti con le compagnie assicurative e la gestione dei contenziosi. Non tanto rispetto alle coperture per i pazienti o i medici e paramedici, quanto rispetto al possibile complicarsi degli scenari nella risoluzione dei sinistri e al moltiplicarsi delle fattispecie che diverranno materia di possibile giudizio.

Molto dipenderà infatti da quale linea decideranno di adottare i danneggiati rispetto alla triangolazione paziente, operatori, strutture. Ci saranno i casi nei quali i pazienti che riterranno di aver subito un danno per inadempienze, colpe più o meno gravi si indirizzeranno direttamente alla compagnia assicurativa della clinica o ospedale in cui hanno ricevuto prestazioni, ma i procedimenti potranno coinvolgere, oltre alla struttura sanitaria, anche i singoli operatori medici e paramedici con le rispettive compagnie assicurative. Considerata andrà anche la possibile “rivalsa” che le strutture potranno mettere in atto nei confronti dei medici stessi, come quella che le compagnie potranno attivare verso i propri assicurati.

Pazienti e medici
Il danneggiato potrà infatti decidere di agire anche direttamente verso il medico, vuoi per motivi di rapporti personali diretti o perché riterrà che il tipo di copertura assicurativa adottata dalla struttura in cui ritiene di aver subito un danneggiamento non sia idonea a risarcirlo adeguatamente.
Ci sarà poi la possibilità di avvalersi di una mediazione o di ricorrere, da parte del paziente, al cosiddetto Atp (accertamento tecnico preventivo), con profili di costi e oneri differenti a seconda dei frangenti.

L’operatore sanitario tutto sommato vedrà migliorare il proprio profilo di rischio, sono previsti limiti alle azioni di rivalsa che rendono meno semplice il coinvolgimento di chi opera all’interno delle strutture, quello con il paziente è definito come un rapporto extra-contrattuale quindi ad egli attribuisce l’onere della prova, in un quadro temporale di cinque anni per l’eventuale prescrizione. Dalla colpa grave comunque i medici sono tenuti a tutelarsi.

Le compagnie

L’impatto sul mondo delle compagnie è già ora quello di un aumento dei prodotti assicurativi proposti ai medici, ma con un aumento dei costi assicurativi a carico anche delle strutture sanitarie, cosa che potrà comportare un inasprirsi dei cosiddetti “costi sociali”. Nei bilanci delle aziende sanitarie poi la disponibilità di risorse per affrontare l’adozione di un sistema di risk management adeguato alle indicazioni del nuovo quadro normativo è tutt’altro che scontata. Il processo di adeguamento quindi non sarà probabilmente né semplice né immediato. Anzi, in un possibile quadro di difficoltà di rapporti nel contrarre accordi fra strutture e compagnie è ipotizzabile che aumentino le forme così dette di auto-assicurazione, che negli intenti della legge dovrebbero invece sparire progressivamente.

Rispetto all’area sinistri, i profili causali in sanità non sono gli stessi del mondo delle RC auto portato a riferimento dai legislatori e nella richiesta di risarcimento l’obbligo di offerta da parte delle compagnie non tiene conto della loro maggiore complessità. Ciò anche in riferimento alle eccezioni non opponibili al “terzo danneggiato” per le compagnie stesse, che vedranno in alcuni casi la loro possibilità di tutelarsi verso il medico maggiormente limitata dalla nuova legge. E senza ricorso alla rivalsa scatta per le assicurazioni un potenziale rischio credito.

L’estensione della retroattività potrebbe portare nel breve periodo a un aumento dei costi assicurativi per le strutture sanitarie. Si tende a vedere invece come positivo l’impatto delle disposizioni nuove sulle cartelle cliniche, così importanti per ricostruire i sinistri, oltre al riferimento alle tabelle di risarcimento per il danno biologico.
Certo, una volta entrati a regime tutti i nuovi criteri di gestione del rischio nelle strutture, è probabile un complessivo miglioramento dell’intero settore della responsabilità sanitaria.