Category Archives: Polizze eventi estremi

Rapporto Ismea sulla gestione del rischio in Italia: il mercato assicurativo agricolo vale 7,2 miliardi di euro


Rapporto Ismea sulla gestione del rischio in Italia: il mercato assicurativo agricolo vale 7,2 miliardi di euro


Si assicurano le aziende più grandi e strutturate
Nel 2017 il mercato assicurativo agricolo agevolato ha raggiunto in Italia un valore di circa 7,2 miliardi di euro, pressoché invariato rispetto all’anno precedente.
Un risultato che evidenzia una stabilizzazione del mercato, dopo un biennio caratterizzato da chiari segnali di sofferenza, dovuti in particolare al calo della richiesta di coperture assicurative contro i danni alle colture e alle strutture aziendali.

È questo uno degli elementi che emergono dal “Rapporto ISMEA sulla gestione del rischio in agricoltura”, realizzato in collaborazione con il Ministero delle Politiche agricole nell’ambito del Programma di Sviluppo Rurale Nazionale e presentato oggi durante il “X Convegno Nazionale CESAR sulla Gestione del Rischio in Agricoltura” tenutosi ad Assisi.

Il mercato si caratterizza per un elevato grado di concentrazione, sia in termini di prodotti sia di territori. Uva da vino, mele, mais, riso e pomodoro da industria rappresentano oltre due terzi dei valori assicurati; seguono pere, frumento tenero e nettarine. A livello territoriale, i due terzi dei valori assicurati sono riconducibili a Emilia Romagna, Veneto, Lombardia, Trentino Alto Adige e Piemonte.


L’Ismea ha tracciato anche un “identikit” dell’azienda-tipo assicurata: di dimensioni ben più elevate rispetto alla media (oltre 17 ettari), più strutturata e maggiormente meccanizzata, condotta da soggetti più giovani e con più marcate connotazioni imprenditoriali.
Lo studio Ismea ha consentito anche di valutare l’ammontare complessivo della spesa pubblica potenziale a sostegno della gestione del rischio in agricoltura, con dotazioni finanziarie, tra fondi statali, regionali e comunitari, pari a 314 milioni di euro annui, corrispondenti a una media di 214 euro per azienda agricola. (fonte Ismea)


Aziende: danni da eventi climatici e polizze. Italia in ritardo come al solito

 

Aziende: danni da eventi climatici e polizze: 

Italia in ritardo come al solito

Tempestività in Italia? “Non pervenuta”. Le tempeste sì però, sempre più spesso. Tanto per cambiare altrove si sono attivati da tempo prima di noi. Nella prevenzione del rischio legato al maltempo le aziende americane sono infatti più avanti di quelle italiane. Il fatto è che ben il 70% di esse sono esposte in qualche forma, anche quelle non necessariamente appartenenti al comparto agricolo. Si pensi che nel 2016 negli Usa i danni per la sola cosiddetta “grandine grossa” ammontano a bilioni di dollari. Immaginate altri settori come i voli aerei interni per esempio. Ma anche l’energia, la vendita al dettaglio, gli alimentari, l’abbigliamento, il turismo, la distribuzione, trasporti ed edilizia si rivelano non meno sensibili a cambiamenti climatici anche modesti, quanto lo sono alle variazioni dei tassi di interesse o di cambio.

Del resto, alcuni punti percentuali di Pil sono mangiati dagli eventi “ordinari”, si intende che i dati non comprendono i costi imprevisti associati a quelli estremi, come uragani o tornado: si parla di comuni giornate di pioggia quando sarebbe previsto un sole primaverile, che ritarda per esempio le vendite delle collezioni primavera-estate nel fashion, di certi alimentari tipicamente stagionali (gelati) o le prenotazioni di viaggi e vacanze. Ma anche, nel settore energetico, la mancanza di vento o di sole può ridurre la prevista produzione di energia eolica/solare, nelle economie in cui le fonti rinnovabili hanno già un certo peso, come ad esempio in Germania.

Come difendersi

La gestione del rischio climatico consiste nel controllo dei rischi finanziari direttamente o indirettamente collegati al verificarsi di un evento meteorologico osservabile, o alla variabilità in un indice quantitativo sugli sbalzi di tempo atmosferico. Le coperture sono basate sulla registrazione accurata di dati meteo indipendenti, che vengono poi utilizzati in un indice sviluppato su misura per l’azienda di cui deve misurare la sensibilità del fatturato appunto a quelle variazioni. La disponibilità di dati meteo aggiornati è migliorata notevolmente negli ultimi dieci anni, migliorando così parallelamente la possibilità di effettuare una gestione strategica del rischio meteo e consentendo di prevedere coperture ad hoc anche in località remote del globo. L’abilità nella gestione del rischio tempo sta appunto nell’identificare e costruire l’indice giusto che rappresenti fedelmente il fenomeno e il relativo impatto sul business del cliente.

In Olanda c’è il “Frost Day”

Per far fronte a quest’ordine di rischi, il settore assicurativo ha sviluppato –specie in Paesi dai climi particolarmente ostili – soluzioni innovative a sostegno delle attività economiche più esposte a rischi climatici: ad esempio, in Olanda, dove il clima è ben più rigido del nostro per molti mesi all’anno, esistono clausole contrattuali che consentono agli operai edili di non lavorare (mantenendo comunque la paga pattuita): quando la temperatura scende al di sotto di una prefissata soglia ritenuta pericolosa per lavorare all’aperto, gli operai restano a casa, percepiscono la paga e la copertura assicurativa “Frost day” indennizza l’imprenditore del costo per le giornate lavorative perse.

E in Italia?

 In questo campo ci troviamo ancora ai primordi: si sta iniziando ora a offrire anche alle imprese nostrane prodotti assicurativi centrati sulla copertura dai rischi climatici. Si cominciano a sviluppare soluzioni ad hoc per il rischio climatico: non si tratta di polizze standardizzate, bensì di soluzioni tailor made che partono in primo luogo da un’analisi del rischio specifica per il settore merceologico di attività ed il singolo cliente in questione, per poi fornire una risposta ad hoc alle esigenze di quest’ultimo.

Ad esempio, per gli agricoltori italiani produttori di cereali, il clima è un fattore chiave del business, come per i sopracitati produttori di energia eolica tedeschi; un periodo di gelo durante la semina, una calura eccessiva mentre crescono le piante o piogge insistenti prima e durante la mietitura sono fra i fattori in grado d’impattare notevolmente sul raccolto e quindi sul fatturato dell’azienda agricola. Se chiedete a un agricoltore cosa teme per i propri raccolti, vi dirà che i fertilizzanti si possono controllare e che – perlopiù – di incendi non ne sono mai scoppiati, quindi alla fine il clima è l’unica vera preoccupazione. Quindi una polizza sui rischi climatici può essergli assai più utile di una tradizionale polizza sul raccolto, che copre tutti i rischi, da quelli legati ai pesticidi agli incendi e così via, perché in quelle coperture la valutazione del danno climatico subìto dipende dal perito, quindi si possono verificare controversie e a volte i rimborsi arrivano anche dopo un paio d’anni. Mentre con una polizza sul clima l’indennizzo è stabilito oggettivamente dall’intensità – poniamo – di precipitazioni registrate nel periodo e quindi si viene pagati nel giro di qualche giorno, indipendentemente dalla ricchezza o meno del raccolto finale.

Siamo ai primi passi di un segmento assicurativo per il mercato italiano nuovo ma promettente e da tenere sotto la lente, perché è probabile che presto ci riservi sviluppi molto interessanti. (Fonte Cineas)