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Poche case assicurate contro le catastrofi naturali, ma il Governo pensa a degli incentivi

 

Poche case assicurate contro le catastrofi naturali,
ma il Governo pensa a degli incentivi

Che la cultura della gestione del rischio in Italia debba ancora fare molti passi è un fatto, lo dimostrano le cifre statistiche che riguardano un bene primario per le famiglie, la casa. Infatti, solo il 95% delle abitazioni italiane non è assicurato contro le calamità naturali e non possiamo certo dire di essere un Paese esente da rischi idrogeologici, meteorologici e sismici. Eppure la percentuale sale addirittura al 98% se si guarda allo specifico rischio terremoto. Solo l’ultimo terribile sisma del Centro Italia ha prodotto danni diretti e indiretti per oltre 23 miliardi, secondo i calcoli della Protezione civile. I danni diretti ai fabbricati (residenziali e non), secondo l’Ania (l’Associazione nazionale per le imprese assicuratrici), ammontano a oltre 5,7 miliardi. Ebbene, di questi, solo 200 milioni erano assicurati. Dal quadro tracciato da Ania emerge un Paese non ancora consapevole delle proprie fragilità. Basti pensare che la copertura più diffusa per le abitazioni resta quella per l’incendio, con 12,4 milioni di case assicurate nel 2016 su un totale di 31 milioni di unità (il 40% circa). Un numero buono ma non altissimo, soprattutto se pensiamo che è quello più alto.

Solo 35mila abitazioni assicurate

In ogni caso in queste polizze la copertura contro le calamità è di fatto assente: solo 176mila (2,2%)  proprietari hanno anche scelto di tutelarsi contro i danni da terremoti, pochi meno (173mila) solo contro le alluvioni e 58mila contro entrambi (dati di settembre 2016). In tutto parliamo di poco più di 400mila abitazioni, peraltro localizzate in due casi su tre nel Nord Italia. Un dato ancora marginale, anche se in leggera crescita rispetto al 2009, quando – si legge nella relazione – «le abitazioni assicurate per le catastrofi erano appena 35mila».

Imprese, assicurazioni a +18%

A tutelarsi di più contro questi rischi sono soprattutto le imprese che hanno assicurato capannoni e fabbricati produttivi. Secondo il rapporto Ania, per quest’anno l’esposizione complessiva delle compagnie sui rischi da calamità per quanto riguarda le imprese «si attesta a livelli che si aggirano intorno ai 600 miliardi», il 18% in più rispetto al 2016. E in questa scelta non sembra estranea la drammatica esperienza del terremoto 2009, che ha colpito Emilia Romagna e Lombardia. «In particolare – conferma il dossier – le Regioni che hanno contribuito maggiormente all’incremento delle esposizioni per quanto riguarda le imprese nel 2017 sono la Lombardia, il Lazio, la Toscana e l’Emilia Romagna».

Ma come convincere gli italiani ad assicurarsi?

Il tema dei disastri naturali e di come prevenirli o quanto meno attutirne le conseguenze è sempre più attuale e universale. Tra il 1996 e il 2016 5,3 miliardi di persone nel mondo sono state colpite da qualche catastrofe naturale che in 20 anni hanno provocato 1,5 milioni di vittime e 2,7 trillioni di dollari di danni. L’Italia come detto non è immune a queste eventi. Solo per i terremoti siamo il secondo Paese più esposto per l’altissimi frequenza di eventi. Ma più in generale se si conta anche il rischio idrogeologico si stima che il 78% delle abitazioni sia a rischio: in particolare il 55% della popolazione vive in un territorio dove rischia un danno idrogeologico, mentre il 35% delle case è ubicata in una zona dove si possono verificare eventi sismici (il 12% vive entrambi i rischi).

In un incontro di studio organizzato dal «Schult’z risk center» alla Camera sono stati affrontati diversi aspetti di questo tema fino al trasferimento del rischio con l’intervento delle assicurazioni e la possibilità di una copertura mediante lo strumento dei «catastrophe bond». Durante l’incontro è emersa anche una proposta che punta a coinvolgere i gestori delle utenze nel pagamento dei premi delle assicurazioni antisismiche di case, negozi e capannoni. L’idea, si articola su cinque caposaldi: che l’assicurazione contro i terremoti sia resa obbligatoria per legge; che i premi delle polizze vengano anticipati dalle società che gestiscono i servizi pubblici essenziali (acqua, luce, gas, telefonia); che l’obbligatorietà delle assicurazioni antisismiche consenta la creazione di economie di scala con una significativa riduzione dei premi (circa 8-10 euro al mese); che gli assicurati restituiscano alla società il premio rateizzato sulle bollette con il premio totalmente deducibile da Irpef o Ires.

Cosa fa il Governo

Per andare oltre l’attuale 2% di polizze assicurative dell’abitazione contro le calamità naturali, il Governo gioca la carta del doppio sconto fiscale: a prevederlo è l’ultima bozza del Ddl di bilancio. Da una parte viene riconosciuta una detrazione Irpef del 19% sul prezzo delle polizze sottoscritte dal prossimo 1° gennaio per assicurare la casa contro i danni da terremoti, alluvioni e altre calamità. Inoltre viene cancellata, sempre per le future polizze «catastrofali», la tassa (agli assicurati non sempre nota) del 22,25% corrisposta sul premio del ramo danni.

Quello delle polizze obbligatorie resta invece un argomento molto controverso per il fatto che gli oneri andrebbero solo a carico dei privati, con il fronte dei proprietari – Confedilizia in testa – contrario a quella che viene vista come «un’ulteriore tassa per i proprietari immobiliari». L’associazione ha più volte ricordato come contributi con queste stesse finalità siano già versati da anni per i consorzi di bonifica. Anche il Governo ha quindi abbandonato (per ora) l’idea, preferendo scommettere sulla prevenzione con i bonus fiscali per i lavori di messa in sicurezza anti-sismica, che da quest’anno, e fino al 2021, potranno arrivare a restituire con il meccanismo delle detrazioni Irpef l’85% della spesa sostenuta. (fonte Sole24Ore)

Reggio Emilia: un pacchetto di tutele contro i furti in abitazione

Reggio Emilia: un pacchetto di tutele contro i furti in abitazione

Assicurazioni come partner dell’ecosistema socio-economico. Un esempio di buona pratica grazie a una partnership fra Cooperativa La Betulla e Union Brokers. Nasce la polizza gratuita contro le effrazioni per tutti i soci.

Chi ci segue avrà notato frequenti riferimenti a un cambiamento in corso nel mondo assicurativo che sta trasformando le compagnie in soggetti pronti a intervenire in aspetti sempre più vicini alle esigenze della vita quotidiana. Spesso ciò avviene secondo modalità che permettono riflessi virtuosi verso comportamenti e abitudini e trasformano le compagnie stesse in “partner dell’ecosistema socio-economico”, secondo una definizione che ci piace utilizzare.
Si pensi all’abbinamento fra polizze RC auto e scatola nera da installare sui veicoli: essa da un lato permette alle compagnie di avere nozione precisa delle dinamiche di un sinistro, spinge dall’altro il cliente a tenere condotte di guida meno pericolose, essendo queste tracciate attimo per attimo dal dispositivo. Creando di noi un “profilo conducente” buono, possiamo ottenere particolari condizioni di sconto che premiano le abitudini di guida affidabili.

Un altro esempio è quello della casa “domotica”, dove il controllo digitale evoluto di vari aspetti dell’impiantistica e delle tecnologie domestiche può abbassare i consumi e viene visto in termini positivi dalle compagnie quando si vogliano stipulare polizze sull’abitazione, per l’efficace effetto che la domotica ha anche sulla prevenzione da incidenti, effrazioni per furti e via dicendo.

A Reggio Emilia parte in queste settimane un tipico esempio di buona pratica in questo senso, che nasce da una partnership fra la struttura di consulenti assicurativi Union Brokers e la storica cooperativa La Betulla. Tutti i soci della cooperativa che ne faranno richiesta potranno infatti accedere gratuitamente a una polizza assicurativa sulla propria abitazione comprendente un pacchetto di servizi di eccezionale completezza pensati per chi abbia subito danni per furto.

Attraverso un numero verde funzionante 24 ore su 24 si potrà contare su: invio di una guardia giurata in attesa che la casa sia rimessa in sicurezza, invio di artigiani per riparazioni di eventuali danni da effrazione, una collaboratrice domestica per risistemare la casa. E ancora: spese d’albergo qualora i danni all’abitazione costringano il proprietario ad alloggiare in altra sistemazione temporaneamente e le spese per il rinnovo di documenti d’identità rubati.

La cultura della gestione del rischio non è solo un valore aggiunto delle realtà aziendali, ma deve diventarlo complessivamente nei costumi comportamentali di ognuno di noi, delle famiglie, nel privato. Union Brokers, prima azienda italiana nel settore delle consulenze assicurative ad aver ottenuto la certificazione di sistema di responsabilità sociale SA8000:2008 ha ritenuto coerente con i propri valori ispiratori farsi parte attiva in questa iniziativa e in sintonia con l’operare della Cooperativa La Betulla è pronta a favorire questo servizio che partirà dal 1° marzo di quest’anno, come già accennato, a titolo completamente gratuito per i soci destinatari.

Gestione dei rischi in Italia: le aziende cominciano a svegliarsi, le famiglie ancora poco

http://unionbrokersrl.blogspot.it/2017/01/gestione-dei-rischi-in-italia-le.html#more

Gestione dei rischi in Italia: le aziende cominciano a svegliarsi, le famiglie ancora poco

Due aziende su tre hanno un risk manager e il 62% di quelle che non ce l’hanno vorrebbero inserirlo, mentre nella vita privata delle famiglie italiane permane un diffuso atteggiamento fatalista rispetto alla tutela dagli imprevisti di vario genere e alla programmazione di coperture assicurative

Il Paese versa in condizioni difficili, in qualunque direzione ci si giri. Sul versante economico lo attanaglia feroce la più lunga crisi dal Dopoguerra; su quello ambientale si pensi ai tassi di inquinamento elevatissimi, al periodico imperversare di eventi naturali catastrofici come il recente terremoto in centro Italia, ultimo purtroppo di una lunga serie e ne sappiamo qualcosa in Emilia per drammatica esperienza diretta. Non mancano altre avversità naturali che colpiscono con regolarità, come gli smottamenti e alluvioni che investono anche aree urbanizzate (spesso con il colpevole concorso di responsabilità da parte dell’uomo per l’incuria e lo sfruttamento dissennato dei territori, per le edificazioni scellerate e così via). Più in generale in fasi di carenza di risorse si abbassa la soglia di controllo sui processi più svariati nelle attività e cala il loro tasso di affidabilità. Il panorama complessivo della vita delle persone come delle realtà infrastrutturali soffre, non aiutato da mostruosità burocratiche tipiche del nostro assetto legislativo, carichi fiscali di sfuggente interpretazione e ci fermiamo qui.

Vale la pena soffermarci direttamente invece su uno strumento utile per opporsi in parte a tali scenari critici che andrebbe adottato fra le strategie essenziali, ma che in Italia stenta ancora ad essere percepito come tale culturalmente. Ci riferiamo al tema delle coperture assicurative nelle famiglie e alle più generali strategie di gestione dei rischi in campo
aziendale, rispetto al quale i comportamenti non sono ancora così omogenei, almeno secondo quanto emerge da uno studio Eumetra Monterosa, promosso da Anra e Strategica.

L’italiano è fatalista?
Qualcuno si stupirà forse apprendendo che solo per un italiano su due è “importante” attivare coperture dai rischi a tutela della propria vita, dei propri cari e dei propri beni. Se infatti esiste l’idea di dover prestare una generica attenzione ai rischi nel 59% della popolazione, mentre il restante 41% mostra un atteggiamento più fatalista e poco reattivo, davanti al quesito se valga la pena stipulare concrete forme di assicurazione per proteggersi, un bel 48% degli intervistati ritiene inutile farlo, formulando risposte del tipo: “se deve capitare qualcosa, capita”.

Cosa spaventa peraltro gli italiani? I rischi considerati più probabili sono le patologie mediche (83%) e quello di veder calare il proprio reddito, quindi il tenore di vita (73%). Staccati il rischio di responsabilità civile (49%) e incendio (43%). Gli italiani convinti di poter restare vittime di atti di terrorismo sono infine solo il 53% e quelli che vedono un pericolo probabile nel furto della propria identità digitale il 61%.

Le aziende benino, ma…
Un poco diverso è il polso della situazione riferita al mondo del lavoro, delle imprese, dove un 84% degli interpellati ha dichiarato l’intenzione di instaurare politiche di risk management nella propria azienda. In tale contesto il tema assicurativo diventa un tassello della più complessiva politica di gestione dei rischi, sulla quale una conduzione oculata di qualsiasi azienda dovrebbe focalizzarsi. Tra le realtà ove il percorso è cominciato, nei rischi dai quali ci si vuole tutelare figurano al primo posto i danni materiali diretti ai beni dell’azienda (un rotondo 76% influenzato dal recente terremoto del centro Italia), la responsabilità civile (41%), la continuità nel business (60%), mentre un esiguo 8% degli intervistati ravvisa rischi particolari nell’utilizzo truffaldino di identità digitali. L’evento del terremoto della scorsa estate ha avuto per effetto di spostare ben un 44% del campione su di un atteggiamento di maggiore sensibilità verso i rischi legati a eventi naturali e catastrofi

I vantaggi per le aziende
I vantaggi che gli imprenditori giustamente individuano in una più attenta gestione dei rischi sono diversi e concreti: prima di tutto una stabilizzazione dei risultati attesi dalla propria attività, poi un ritorno maggiore del capitale investito e un’aumentata capacità di accesso al credito nei confronti degli istituti, per la maggior affidabilità conseguita. Ciò fa sì che oggi in Italia due aziende su tre dedichino alla gestione del rischio una figura specifica e il 62% di quelle che non ce l’hanno dichiarino l’intenzione di individuarne una. Nel 55% dei casi tali incarichi sono espressi all’interno degli uffici legali e l’indagine effettuata evidenzia come esista ancora una certa confusione fra il concetto di gestione dei rischi e le attività di tipo prettamente assicurativo.

Questi numeri non eliminano comunque il senso di una certa trascuratezza che si percepisce anche nel mondo imprenditoriale italiano rispetto a tali problematiche e all’arretratezza culturale di una concezione che tende ancora a considerare la gestione dei rischi come una commodity anziché come un servizio a valore aggiunto. Gli imprenditori devono superare l’equivoco di una visione che relega tali politiche di gestione a mere condizioni genericamente utili per fare altro di più relativo al core business, comprendendone invece la forte specificità portatrice essa stessa di vantaggi e ritorni economici diretti.

La casa tecnologica piace alle assicurazioni

 

 
 
 
La casa tecnologica piace alle assicurazioni

Dagli Usa una tendenza che porta vantaggi e risparmi nelle polizze per le abitazioni

Hai la casa “domotica” automatizzata con sensori che controllano eventi catastrofici come incendi, allagamenti, effrazioni e i consumi? Forse non hai mai pensato che questa “dotazione” ti offre un’opportunità in più oltre ai vantaggi di efficienza e sicurezza che saggiamente hai perseguito. Piace infatti anche alle assicurazioni. Dagli Usa arriva una tendenza che in questi anni potrebbe rivoluzionare le caratteristiche delle polizze per la casa, portando evidenti vantaggi agli assicurati.

La possibilità di monitorare la propria abitazione con strumentazioni evolute interattive dà infatti modo di abbassare i rischi di danni, aumenta il valore dell’immobile e lo rende più appetibile per le compagnie assicurative, che possono con maggiore disponibilità offrire sconti per assicurarlo. Negli States i vantaggi sono già arrivati anche al 15% nei contratti assicurativi.

Ciò perché scattano meccanismi virtuosi che intrecciano il mondo dei servizi e dell’hi-tech; le compagnie possono con la propria forza contrattuale stipulare fin accordi favorevoli con i centri di assistenza normalmente coinvolti nelle tematiche di intervento per incidenti domestici, riparazioni, manutenzioni e favorire i proprietari di immobili che si vedono offrire pacchetti assicurativi completi di tutele e forme di pronto soccorso per ogni tipo di emergenza.

In Italia si tratta di una prassi ancora limitata, sono poche le abitazioni dotate di impianti quali antifumo, antincendio, sensori di allagamento, ecc. e pur essendo molto elevato il numero di case di proprietà, è ancora bassa la percentuale di quelle difese da coperture assicurative. Ma l’andamento della crescita di sensibilità in questo senso è attestato dalle analisi recenti, rispetto a interessi come l’efficienza complessiva della casa, i risparmi energetici, i pericoli di grandi catastrofi come terremoti o eventi atmosferici e legati alle attività criminali per furti e rapine.

In America “State Farm ha adottato Canary, un sistema per il monitoraggio delle proprietà immobiliari da smartphone, American Family, oltre all’allarme antincendio Nest Protect di Google, ha inserito nella propria offerta Ring, che controlla le porte attraverso un device inserito, come dice la parola, nel campanello, garantendo a chi lo installa un rimborso in caso di effrazione da parte di malintenzionati. Secondo Accenture nel 2015 due compagnie su cinque hanno avviato programmi in collaborazione con startup e produttori di device connessi, mentre il 45% delle società del settore dichiara che questi ultimi saranno un elemento fondamentale per la crescita delle entrate nel prossimo triennio”. (fonte mobile4innovation.it)

In tutto ciò, come sta accadendo per l’opportunità che presto diventerà un obbligo di installare la “scatola nera” anche in auto, centrale sarà il tema della privacy e della gestione dei dati sensibili e privati di coloro che decideranno di “connettere” aspetti e abitudini della propria vita e fornire dati sui propri beni per ottenere vantaggi assicurativi e migliore sorveglianza contro sinistri e danni in genere.

Terremoto e polizze assicurative: siamo indietro

Terremoto e polizze assicurative: siamo indietro

In Italia manca un quadro normativo che metta a sistema un tassello fondamentale della prevenzione: l’assicurazione sulla casa

La drammaticità degli eventi che hanno colpito l’Italia in questi mesi ha riacceso il dibattito su uno dei tasselli fondamentali delle strategie di prevenzione che si possono adottare in un territorio così esposto al rischio sismico com’è il nostro: le polizze assicurative.
Al contrario di molti Paesi, ove esistono criteri di risarcimento dati da un quadro normativo che mette in sinergia pubblico e privato, in Italia pur avendo almeno 24 milioni di persone che vivono in zone a rischio sismico non abbiamo ancora una legge che permetta di affrontare con efficienza gli scenari derivanti da tali eventi secondo criteri messi a sistema.

Si discute da anni se debbano essere spese a carico del privato con possibilità di detrazione, obbligatorie o no, chi ritiene che potrebbero diventare un disincentivo alla messa a norma degli edifici, chi solleva eccezioni di competenza fin dell’antitrust.
Dal Governo Monti in poi, i cittadini non ricevono più risarcimenti diretti;
hanno facoltà di assicurarsi e se viene dichiarato lo stato di “calamità naturale” parte un laborioso iter nel quale le Regioni e i Comuni gestiscono i fondi erogati da Roma verso chi ne abbia fatto richiesta, con tempi che possono diventare molto lunghi, stima dei danni compresa.

Le polizze esistono, il buon senso porta a ritenere che aspetti importanti dei contratti debbano rivolgere la propria attenzione alla tutela da un lato di quanto all’interno degli edifici rimane danneggiato in termini di beni “mobili”, dato che i risarcimenti pubblici cui si può accedere riguardano la struttura dell’”immobile”. Dall’altro va considerato l’aspetto prioritario della sussistenza delle persone, nell’immediato del sisma, quando possono essere costrette ad abbandonare le proprie abitazioni, affrontare spese nella quotidianità, risiedere in altre sistemazioni anche diverse da quelle approntate dalla protezione civile per esigenze specifiche.

Per accedere al risarcimento previsto da una polizza va effettuata una denuncia dell’evento alle autorità, le quali devono anche aver stilato l’elenco delle località coinvolte dal terremoto. Dopo la scossa che origina i danni vengono comprese anche le 72 ore successive, ma le clausole e i distinguo in questa casistica contrattuale presentano molte insidie per l’assicurato, come il fatto che il risarcimento può arrivare solo alla totale scomparsa degli eventi, possono rimanere esclusi i cosiddetti “danni lievi” quindi conseguenze fra le più frequenti come le crepe nei muri o i danneggiamenti a parti “non essenziali” dell’immobile.

“Come ti assicuro? In base a come sei. Come faccio a sapere come sei? Guardo cosa fai sui social”. L’idea è venuta agli inglesi

“Come ti assicuro? In base a come sei. Come faccio a sapere come sei? Guardo cosa fai sui social”. L’idea è venuta agli inglesi.

Ce lo rivela questo lancio dell’agenzia AdnKronos: