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Gestione dei rischi in Italia: le aziende cominciano a svegliarsi, le famiglie ancora poco

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Gestione dei rischi in Italia: le aziende cominciano a svegliarsi, le famiglie ancora poco

Due aziende su tre hanno un risk manager e il 62% di quelle che non ce l’hanno vorrebbero inserirlo, mentre nella vita privata delle famiglie italiane permane un diffuso atteggiamento fatalista rispetto alla tutela dagli imprevisti di vario genere e alla programmazione di coperture assicurative

Il Paese versa in condizioni difficili, in qualunque direzione ci si giri. Sul versante economico lo attanaglia feroce la più lunga crisi dal Dopoguerra; su quello ambientale si pensi ai tassi di inquinamento elevatissimi, al periodico imperversare di eventi naturali catastrofici come il recente terremoto in centro Italia, ultimo purtroppo di una lunga serie e ne sappiamo qualcosa in Emilia per drammatica esperienza diretta. Non mancano altre avversità naturali che colpiscono con regolarità, come gli smottamenti e alluvioni che investono anche aree urbanizzate (spesso con il colpevole concorso di responsabilità da parte dell’uomo per l’incuria e lo sfruttamento dissennato dei territori, per le edificazioni scellerate e così via). Più in generale in fasi di carenza di risorse si abbassa la soglia di controllo sui processi più svariati nelle attività e cala il loro tasso di affidabilità. Il panorama complessivo della vita delle persone come delle realtà infrastrutturali soffre, non aiutato da mostruosità burocratiche tipiche del nostro assetto legislativo, carichi fiscali di sfuggente interpretazione e ci fermiamo qui.

Vale la pena soffermarci direttamente invece su uno strumento utile per opporsi in parte a tali scenari critici che andrebbe adottato fra le strategie essenziali, ma che in Italia stenta ancora ad essere percepito come tale culturalmente. Ci riferiamo al tema delle coperture assicurative nelle famiglie e alle più generali strategie di gestione dei rischi in campo
aziendale, rispetto al quale i comportamenti non sono ancora così omogenei, almeno secondo quanto emerge da uno studio Eumetra Monterosa, promosso da Anra e Strategica.

L’italiano è fatalista?
Qualcuno si stupirà forse apprendendo che solo per un italiano su due è “importante” attivare coperture dai rischi a tutela della propria vita, dei propri cari e dei propri beni. Se infatti esiste l’idea di dover prestare una generica attenzione ai rischi nel 59% della popolazione, mentre il restante 41% mostra un atteggiamento più fatalista e poco reattivo, davanti al quesito se valga la pena stipulare concrete forme di assicurazione per proteggersi, un bel 48% degli intervistati ritiene inutile farlo, formulando risposte del tipo: “se deve capitare qualcosa, capita”.

Cosa spaventa peraltro gli italiani? I rischi considerati più probabili sono le patologie mediche (83%) e quello di veder calare il proprio reddito, quindi il tenore di vita (73%). Staccati il rischio di responsabilità civile (49%) e incendio (43%). Gli italiani convinti di poter restare vittime di atti di terrorismo sono infine solo il 53% e quelli che vedono un pericolo probabile nel furto della propria identità digitale il 61%.

Le aziende benino, ma…
Un poco diverso è il polso della situazione riferita al mondo del lavoro, delle imprese, dove un 84% degli interpellati ha dichiarato l’intenzione di instaurare politiche di risk management nella propria azienda. In tale contesto il tema assicurativo diventa un tassello della più complessiva politica di gestione dei rischi, sulla quale una conduzione oculata di qualsiasi azienda dovrebbe focalizzarsi. Tra le realtà ove il percorso è cominciato, nei rischi dai quali ci si vuole tutelare figurano al primo posto i danni materiali diretti ai beni dell’azienda (un rotondo 76% influenzato dal recente terremoto del centro Italia), la responsabilità civile (41%), la continuità nel business (60%), mentre un esiguo 8% degli intervistati ravvisa rischi particolari nell’utilizzo truffaldino di identità digitali. L’evento del terremoto della scorsa estate ha avuto per effetto di spostare ben un 44% del campione su di un atteggiamento di maggiore sensibilità verso i rischi legati a eventi naturali e catastrofi

I vantaggi per le aziende
I vantaggi che gli imprenditori giustamente individuano in una più attenta gestione dei rischi sono diversi e concreti: prima di tutto una stabilizzazione dei risultati attesi dalla propria attività, poi un ritorno maggiore del capitale investito e un’aumentata capacità di accesso al credito nei confronti degli istituti, per la maggior affidabilità conseguita. Ciò fa sì che oggi in Italia due aziende su tre dedichino alla gestione del rischio una figura specifica e il 62% di quelle che non ce l’hanno dichiarino l’intenzione di individuarne una. Nel 55% dei casi tali incarichi sono espressi all’interno degli uffici legali e l’indagine effettuata evidenzia come esista ancora una certa confusione fra il concetto di gestione dei rischi e le attività di tipo prettamente assicurativo.

Questi numeri non eliminano comunque il senso di una certa trascuratezza che si percepisce anche nel mondo imprenditoriale italiano rispetto a tali problematiche e all’arretratezza culturale di una concezione che tende ancora a considerare la gestione dei rischi come una commodity anziché come un servizio a valore aggiunto. Gli imprenditori devono superare l’equivoco di una visione che relega tali politiche di gestione a mere condizioni genericamente utili per fare altro di più relativo al core business, comprendendone invece la forte specificità portatrice essa stessa di vantaggi e ritorni economici diretti.

Superate le 5.000 visualizzazioni su YouTube del nuovo video per la campagna Union Brokers “Serenità assicurata”

Superate le 5000 visualizzazioni su Youtube del nuovo video per la campagna Union Brokers “Serenità assicurata”
Un successo di gradimento per lo spot visibile in questi mesi anche in alcuni circuiti cinematografici

Soggetto, sceneggiatura, musica originale: Corrado Sevardi_Sevardi Communication.
Realizzazione: VideoKis
Attori: Paola Guerra, Gabriele Montanari, Liliana Boubé
Sound engineering: Francesco Cultreri

Il sindaco di Genova condannato a 5 anni per la gestione dell’alluvione del 2011











Il sindaco di Genova condannato a 5 anni per la gestione dell’alluvione del 2011

Gli amministratori e i dipendenti pubblici sono sempre più esposti in solido ai rischi della propria attività e al giudizio della Corte dei Conti. Ne deriva la fondamentale necessità di tutelarsi rispetto alla “colpa grave”.

Il sindaco di Genova Marta Vincenzi è stata condannata a cinque anni di reclusione per le responsabilità legate ai fatti dell’alluvione che colpì la città il 4 novembre 2011. Oltre all’ex sindaco, sono stati condannati l’ex assessore comunale alla Protezione civile Francesco Scidone (4 anni e 9 mesi), i dirigenti comunali Gianfranco Delponte (4 anni e 5 mesi), Pierpaolo Cha (1 anno e 4 mesi) e Sandro Gambelli (un anno).

Si tratta di una sentenza in primo grado di giudizio che potrebbe essere modificata nei successivi, ma riporta d’attualità il tema dei rischi legati all’esercizio delle proprie funzioni per gli amministratori e dipendenti pubblici.
Per legge, è l’ente stesso a rispondere dei danni a terzi procurati per la colpa “lieve” di un amministratore o di un dipendente, grazie a specifiche coperture assicurative, ma in caso di colpa cosiddetta “grave”, essi sono invece tenuti a pagare personalmente i danni causati dal proprio operato.

Vi è una colpa del dipendente pubblico o amministratore quando lo stesso compie un fatto illecito per imprudenza, negligenza o inosservanza delle leggi e regolamenti e il soggetto che interviene a determinare se la sua condotta rientri nella fattispecie della “colpa lieve” o di quella “grave” è la Corte dei Conti. Va inteso che per colpa “grave” non si intende giuridicamente la gravità più o meno pesante del danno in sé procurato, in termini di conseguenze sui beni, sulle persone, sulle risorse, ecc., ma la gravità dell’inadempienza amministrativa negli atti compiuti che di quel danno è l’origine.

Negli ultimi anni le richieste di risarcimento pervenute agli enti pubblici da parte di privati cittadini, ditte escluse da appalti pubblici e soggetti che si ritengono danneggiati dall’operato di un funzionario o di un amministratore pubblico sono aumentate in modo esponenziale. Sempre più spesso, inoltre, la Corte dei Conti è portata a definire “grave” il comportamento colposo del dipendente amministratore pubblico e lo obbliga a risarcire personalmente il danno.

Questi profili professionali si trovano quindi oggi ad agire a questo proposito in condizioni di rischio tali da giustificare e rendere consigliabile il ricorso a rapporti di consulenza personali con propri broker assicurativi, a tutela della propria posizione rispetto a quelle casistiche che non rientrano fra le coperture loro offerte dall’Ente di appartenenza.

La casa tecnologica piace alle assicurazioni

 

 
 
 
La casa tecnologica piace alle assicurazioni

Dagli Usa una tendenza che porta vantaggi e risparmi nelle polizze per le abitazioni

Hai la casa “domotica” automatizzata con sensori che controllano eventi catastrofici come incendi, allagamenti, effrazioni e i consumi? Forse non hai mai pensato che questa “dotazione” ti offre un’opportunità in più oltre ai vantaggi di efficienza e sicurezza che saggiamente hai perseguito. Piace infatti anche alle assicurazioni. Dagli Usa arriva una tendenza che in questi anni potrebbe rivoluzionare le caratteristiche delle polizze per la casa, portando evidenti vantaggi agli assicurati.

La possibilità di monitorare la propria abitazione con strumentazioni evolute interattive dà infatti modo di abbassare i rischi di danni, aumenta il valore dell’immobile e lo rende più appetibile per le compagnie assicurative, che possono con maggiore disponibilità offrire sconti per assicurarlo. Negli States i vantaggi sono già arrivati anche al 15% nei contratti assicurativi.

Ciò perché scattano meccanismi virtuosi che intrecciano il mondo dei servizi e dell’hi-tech; le compagnie possono con la propria forza contrattuale stipulare fin accordi favorevoli con i centri di assistenza normalmente coinvolti nelle tematiche di intervento per incidenti domestici, riparazioni, manutenzioni e favorire i proprietari di immobili che si vedono offrire pacchetti assicurativi completi di tutele e forme di pronto soccorso per ogni tipo di emergenza.

In Italia si tratta di una prassi ancora limitata, sono poche le abitazioni dotate di impianti quali antifumo, antincendio, sensori di allagamento, ecc. e pur essendo molto elevato il numero di case di proprietà, è ancora bassa la percentuale di quelle difese da coperture assicurative. Ma l’andamento della crescita di sensibilità in questo senso è attestato dalle analisi recenti, rispetto a interessi come l’efficienza complessiva della casa, i risparmi energetici, i pericoli di grandi catastrofi come terremoti o eventi atmosferici e legati alle attività criminali per furti e rapine.

In America “State Farm ha adottato Canary, un sistema per il monitoraggio delle proprietà immobiliari da smartphone, American Family, oltre all’allarme antincendio Nest Protect di Google, ha inserito nella propria offerta Ring, che controlla le porte attraverso un device inserito, come dice la parola, nel campanello, garantendo a chi lo installa un rimborso in caso di effrazione da parte di malintenzionati. Secondo Accenture nel 2015 due compagnie su cinque hanno avviato programmi in collaborazione con startup e produttori di device connessi, mentre il 45% delle società del settore dichiara che questi ultimi saranno un elemento fondamentale per la crescita delle entrate nel prossimo triennio”. (fonte mobile4innovation.it)

In tutto ciò, come sta accadendo per l’opportunità che presto diventerà un obbligo di installare la “scatola nera” anche in auto, centrale sarà il tema della privacy e della gestione dei dati sensibili e privati di coloro che decideranno di “connettere” aspetti e abitudini della propria vita e fornire dati sui propri beni per ottenere vantaggi assicurativi e migliore sorveglianza contro sinistri e danni in genere.

La scatola nera sulle auto obbligatoria dal 2017

La scatola nera sulle auto obbligatoria dal 2017
È la direzione verso cui va il Governo con il decreto “Concorrenza”:
una scatola nera su tutti i veicoli privati e pubblici

D’altra parte i vantaggi sono oggettivi sotto molti punti di vista e secondo un’indagine condotta da Episteme per conto di Axa, il 74,2% dei possessori di scatola nera sulla propria auto si sente più sicuro e il 69,6% afferma di comportarsi meglio alla guida.

La scatola nera ha il gps incorporato e registra una grande quantità di informazioni. Grazie alla sua sofisticata tecnologia, è in grado di ricostruire l’esatta dinamica di un sinistro che coinvolga il veicolo mettendola in relazione con la condotta di guida del conducente. Localizza sempre la nostra auto quindi ci viene in aiuto anche per esigenze di soccorso nonché legate all’eventualità di furto del mezzo.

Cosa registra

· Localizzazione geografica: consente di localizzare la propria vettura attraverso il dispositivo gps.
· Percorrenza: è possibile vedere il numero di giorni passati dall’installazione della scatola nera. I tempi di marcia e i tempi di sosta (in termini assoluti, in giorni, ore, minuti e in termini percentuali).
· Gli eventi crash, i km totali percorsi (sia in orario diurno sia in orario notturno in termini percentuali; in percorso urbano, extraurbano, autostradale in termini percentuali), l’analisi percentuale per giorno della settimana.

· Tutte le informazioni inerenti i crash: per ogni evento risultano la data, l’accelerazione massima, il tipo di crash, il luogo in cui si è verificato, l’ultima velocità rilevata.
· Accelerazione e decelerazione: il dispositivo offre una panoramica suddivisibile per mesi, giorni, ore.
· marcia inserita: consente di accedere allo storico delle marcie inserite nel corso del tempo e quindi dello stile di guida e inoltre monitora il regime di rotazione del motore.
· rileva l’eventuale attivazione dei dispositivi di sicurezza presenti sulla vettura come ad esempio quella dell’airbag.

Gli italiani già la installano

“Il 16,2% dei contratti assicurativi stipulati nel secondo trimestre del 2016 prevede una scatola nera”. Questi i dati raccolti dall’Ivass nell’ultima indagine realizzata sul settore Rc auto. Quello dell’installazione della scatola nera “è un trend crescente”, ha commentato Marco Cosconati che per Ivass ha curato l’indagine, sostenendo che “il 45% degli assicurati del Sud adotta la scatola nera, a Caserta si arriva al 47%”. Secondo i dati Ivass, infatti, le prime 5 province in termini di penetrazione della scatola nera sono tutte meridionali: Caserta, Napoli, Catania, Reggio di Calabria e Salerno, con percentuali sul totale dei contratti rispettivamente del 47, 45, 34, 32 e 32 per cento. (fonte Ansa)

La convenienza è maggiore per gli automobilisti residenti in realtà ove le polizze sono più costose a causa dell’elevato numero di truffe subite dalle compagnie assicurative. Rilevando le nostre abitudini al volante, la scatola nera permette di premiare i clienti con guida virtuosa e quindi meno esposti a sinistri. Viene installata con spese a carico delle compagnie con un contratto in comodato d’uso gratuito e accelera le pratiche in caso di sinistro.

Un subemendamento al Decreto Concorrenza che definisce gli obblighi relativi a questo strumento innovativo stabilisce che “i costi di installazione, disinstallazione, abbonamento annuale, spese di funzionamento, sostituzione e portabilità siano a carico dell’impresa assicuratrice, garantendo quindi sconti Rc auto obbligatori per tutti gli automobilisti che monteranno la scatola nera sulla propria auto.

La Privacy

Resta delicato il tema della tutela della riservatezza della gran quantità di informazioni tracciate dal dispositivo sulle abitudini e vite private degli automobilisti, ma il Decreto legge esprime linee sulle quali il Garante sta vigilando per aumentare ulteriormente l’attenzione a proposito delle “modalità per garantire una efficace ed effettiva tutela della privacy, mantenendo in capo ai cittadini la scelta di comunicare i dati sensibili per i servizi opzionali”

Terremoto e polizze assicurative: siamo indietro

Terremoto e polizze assicurative: siamo indietro

In Italia manca un quadro normativo che metta a sistema un tassello fondamentale della prevenzione: l’assicurazione sulla casa

La drammaticità degli eventi che hanno colpito l’Italia in questi mesi ha riacceso il dibattito su uno dei tasselli fondamentali delle strategie di prevenzione che si possono adottare in un territorio così esposto al rischio sismico com’è il nostro: le polizze assicurative.
Al contrario di molti Paesi, ove esistono criteri di risarcimento dati da un quadro normativo che mette in sinergia pubblico e privato, in Italia pur avendo almeno 24 milioni di persone che vivono in zone a rischio sismico non abbiamo ancora una legge che permetta di affrontare con efficienza gli scenari derivanti da tali eventi secondo criteri messi a sistema.

Si discute da anni se debbano essere spese a carico del privato con possibilità di detrazione, obbligatorie o no, chi ritiene che potrebbero diventare un disincentivo alla messa a norma degli edifici, chi solleva eccezioni di competenza fin dell’antitrust.
Dal Governo Monti in poi, i cittadini non ricevono più risarcimenti diretti;
hanno facoltà di assicurarsi e se viene dichiarato lo stato di “calamità naturale” parte un laborioso iter nel quale le Regioni e i Comuni gestiscono i fondi erogati da Roma verso chi ne abbia fatto richiesta, con tempi che possono diventare molto lunghi, stima dei danni compresa.

Le polizze esistono, il buon senso porta a ritenere che aspetti importanti dei contratti debbano rivolgere la propria attenzione alla tutela da un lato di quanto all’interno degli edifici rimane danneggiato in termini di beni “mobili”, dato che i risarcimenti pubblici cui si può accedere riguardano la struttura dell’”immobile”. Dall’altro va considerato l’aspetto prioritario della sussistenza delle persone, nell’immediato del sisma, quando possono essere costrette ad abbandonare le proprie abitazioni, affrontare spese nella quotidianità, risiedere in altre sistemazioni anche diverse da quelle approntate dalla protezione civile per esigenze specifiche.

Per accedere al risarcimento previsto da una polizza va effettuata una denuncia dell’evento alle autorità, le quali devono anche aver stilato l’elenco delle località coinvolte dal terremoto. Dopo la scossa che origina i danni vengono comprese anche le 72 ore successive, ma le clausole e i distinguo in questa casistica contrattuale presentano molte insidie per l’assicurato, come il fatto che il risarcimento può arrivare solo alla totale scomparsa degli eventi, possono rimanere esclusi i cosiddetti “danni lievi” quindi conseguenze fra le più frequenti come le crepe nei muri o i danneggiamenti a parti “non essenziali” dell’immobile.

“Come ti assicuro? In base a come sei. Come faccio a sapere come sei? Guardo cosa fai sui social”. L’idea è venuta agli inglesi

“Come ti assicuro? In base a come sei. Come faccio a sapere come sei? Guardo cosa fai sui social”. L’idea è venuta agli inglesi.

Ce lo rivela questo lancio dell’agenzia AdnKronos: