Nel 2017 ben 28.500 allarmi hacker e il 2018 non parte meglio. Le aziende devono correre ai ripari


Nel 2017 ben 28.500 allarmi hacker e il 2018 non parte meglio.

Le aziende devono correre ai ripari.

Ci voleva anche la falla scoperta nei processori dei principali dispositivi digitali denunciata da un gruppo di esperti del settore, presente a loro dire da almeno dieci anni! Già il 2017 è stato un anno difficile per la sicurezza informatica e il 2018 è cominciato anche peggio. Per la precisione sono state individuate due tipologie di vulnerabilità: la prima, denominata Meltdown, coinvolge i processori realizzati da Intel; la seconda, Spectre, coinvolge invece i processori realizzati da Arm e Amd, oltre a quelli di Intel, ed è stata scoperta solo dal team Google di Project Zero.

A confermare la presenza di queste anomalie è stata anche Apple. L’azienda di Cupertino ha infatti ammesso che “tutti i sistemi Mac e i dispositivi iOs sono interessati dai problemi di sicurezza noti come Meltdown e Spectre”.

Siamo tutti a rischio, soprattutto le imprese. Solo in Italia, secondo i dati diffusi dalla Polizia Postale, le minacce informatiche contro le infrastrutture critiche nazionali l’anno scorso sono cresciute di cinque volte rispetto al 2016. Nel dettaglio sono scattati circa 28.500 allarmi hacker, mentre gli attacchi veri e propri hanno toccato quota 1006.

Il 2018 sarà dunque l’anno in cui le Compagnie assicurative dovranno farsi carico seriamente del problema.

La sicurezza informatica investe il mondo assicurativo sotto un duplice aspetto: come per essere le compagnie maggiormente esposte vista la quantità immensa di dati che custodiscono e che le rendono molto appetibili ai malintenzionati. Allo stesso tempo sono esse stesse a dover tutelare dai rischi gli altri settori di attività e i nuovi modelli di polizze legati all’internet of things (l’internet delle cose), per esempio ai dispositivi smart home, scontano il fatto che questi nuovi tipi di device sono altrettanto vulnerabili.

Ma è necessario che fra le imprese italiane aumenti ancora molto la percezione del rischio informatico come elemento fra i prioritari della gestione del rischio complessiva, come sta avvenendo nel mercato globale. Maria Bianca Farina, presidente dell’Ania, ha sottolineato recentemente:

“Finora abbiamo trattato il cyber risk con riferimento ai clienti corporate che per primi hanno cominciato a pensare ai rischi che possono derivarne. Ma il tema sta diventando rilevante anche per altri settori come, ad esempio, il retail. Per questo stiamo studiando contratti di assicurazione e ci aspettiamo una grande evoluzione. Pensate che il costo annuo globale legato alle frodi informatiche è stimato in un intervallo tra 100 miliardi e 1 trilione di dollari e il costo medio di incidente oscillerebbe tra 2 e 4 milioni di dollari. Si è stimato, inoltre, che questi rischi potrebbero avere l’incidenza di un mezzo punto percentuale sul PIL degli Stati Uniti o di un punto su quello tedesco. Secondo l’Insurance Information institute i premi per coperture cyber risk raddoppieranno in pochissimo tempo fino a raggiungere i 7,5 miliardi entro il 2020”.

La società UK Aon, attiva nei servizi finanziari e nella sicurezza informatica, ha in questi giorni pubblicato il suo ‘2018 Predictions: Trends in Cybersecurity’ in cui evidenzia come, oltre alla crescente e quasi incontrollata minaccia che si sta vivendo, si sia giunti alla situazione in cui il Chief Risk Officer diventerà una figura centrale nelle aziende, poiché la minaccia informatica perderà quel ruolo un po’ marginale che ha avuto finora per rientrare a pieno titolo (forse tra i principali) rischi aziendali. I dirigenti delle società ora sono finalmente consapevoli della gravità dei rischi (compresi guadagni ridotti, interruzioni operative e reclami contro amministratori e funzionari) e correranno ai ripari sottoscrivendo polizze cyber risk specifiche e su misura piuttosto che fare affidamento su componenti “silenziose” riposte in altre polizze. L’adozione di polizze cyber risk si estenderà oltre gli acquirenti tradizionali, ai settori della vendita al dettaglio, finanziario e sanitario, alla produzione, trasporto, servizi pubblici.

“Nel 2017, gli hacker hanno creato scompiglio attraverso una serie di leve, dagli attacchi di phishing che hanno influenzato le campagne politiche ai cryptoworms ransomware che si sono infiltrati nei sistemi operativi su scala globale. Con la crescita dell’Internet of Things (IoT), abbiamo anche assistito a proliferazione degli attacchi DDoS (distributed denial-of-service) sui dispositivi IoT, che paralizzano la funzionalità del dispositivo “, ha dichiarato Jason J. Hogg, CEO di Aon Cyber Solutions. “Nel 2018, prevediamo un’esposizione cibernetica più ampia a causa della convergenza di tre tendenze: in primo luogo, il crescente ricorso da parte delle aziende alla tecnologia, in secondo luogo, l’intensificarsi della protezione dei dati dei consumatori e, in terzo luogo, il valore crescente delle attività non fisiche. “.

Il problema della sicurezza informatica è naturalmente globale e altrettanto globale sarà il trend di crescita delle polizze cyber risk. Per esempio, in India il boom si è già sentito: nel 2017 il mercato è cresciuto del 50%. L’Insurance Information Institute ha previsto che i premi per coperture cyber risk raggiungeranno i 7,5 miliardi entro il 2020. (fonte InsuranceUp)

Polizze Agricoltura: novità sperimentali e testo unico per le piante officinali


Polizze Agricoltura: novità sperimentali e testo unico per le piante officinali

Il Governo punta a riscrivere il sistema delle polizze in agricoltura, consentendo lo sviluppo di strumenti assicurativi innovativi, la previsione di polizze sperimentali e, soprattutto, di nuovi fondi di mutualizzazione, sperimentali anch’essi. In più estende l’ombrello assicurativo a tutela degli eventi di portata catastrofica, delle epizoozie (le malattie di natura infettiva che in poco tempo e in territorio generalmente esteso colpiscono un gran numero d’animali della stessa specie o di specie diverse), degli organismi nocivi ai vegetali e dei danni causati da fauna selvatica protetta. È questo il cuore di un decreto legislativo, licenziato in via preliminare dal Consiglio dei ministri, che tiene conto anche
dell’impatto del cambiamento climatico sulle attività agricole. E integra le misure di gestione del rischio finanziate nel quadro della nuova programmazione Ue 2014/20. Un secondo dlgs, approvato dall’esecutivo sempre in prima lettura, costituisce il nuovo Testo unico per la coltivazione, raccolta e prima trasformazione delle piante officinali. 

Assicurazioni agricole
La bozza di dlgs suddivide le nuove polizze sperimentali che potranno sbarcare sul mercato in due categorie:
– “ a ricavo”, a copertura della perdita di ricavo della produzione assicurata, dove questa sia «intesa come combinazione» tra la variazione del prezzo di mercato e la variazione della resa a causa degli eventi eccezionali previsti dal decreto;
–  “parametriche” a copertura della perdita di produzione assicurata per danni di quantità e qualità, a seguito di un andamento climatico avverso o di eventi catastrofici, anche in base a indici biologici o meteorologici.
Entrambe le tipologie di polizza sperimentale possono essere riassicurate dal fondo ex articolo 127, comma 3, della legge 388/2000.
Sul versante dei contributi, il dlgs dispone che venga definito un Piano di gestione rischi in agricoltura e che con esso vengano dettati termini, modalità, entità del contributo dello Stato, soglie minime di danno, procedure di erogazione e criteri di cumulo degli aiuti. In più, con lo stesso piano verranno fissati i parametri per il calcolo del contributo pubblico sui premi assicurativi e sulle quote di partecipazione e adesione ai fondi di mutualizzazione. Questi, saranno distinti per:

a) tipologia di polizza assicurativa o mutualistica e schema contrattuale contenente gli standard minimi;
b) area territoriale, identificata sulla base delle proposte delle regioni;
c) eventi coperti e garanzia;
d) tipo di coltura, impianti produttivi, produzioni zootecniche, strutture.

Aiuti non cumulabili
Il decreto, inoltre, stabilisce che gli aiuti alla gestione del rischio non saranno cumulabili con i contributi per investimenti, finalizzati al ripristino del potenziale produttivo danneggiato da calamità. Mentre consente il cumulo con altri aiuti di stato, purché le misure di aiuto riguardino costi diversi.

Piante officinali 
L’altro schema di decreto licenziato dal Governo detta un nuovo assetto del settore delle piante officinali per favorirne e lo sviluppo e per valorizzare le produzioni nazionali. Vengono istituiti i registri varietali delle specie; in essi saranno elencate le piante officinali ammesse alla commercializzazione e stabilite le modalità e le condizioni per la certificazione delle sementi. Viene inoltre disciplinata la raccolta spontanea delle stesse piante officinali, per evitare il depauperamento delle aree. In più, con un futuro decreto del Ministro delle politiche agricole, varato d’intesa con la Conferenza stato-regioni, sarà stilato il primo piano di settore della filiera delle piante officinali per individuare gli interventi e incentivare la filiera dal punto di vista ambientale. Con lo stesso piano si definiranno forme di aggregazione professionale e interprofessionale che avranno come obiettivo  l’incremento della redditività delle imprese agricole di settore. Le regioni potranno inoltre istituire nel rispetto della normativa Ue marchi per certificare il rispetto di standard di qualità, nella filiera delle piante officinali.

Ma senza il “Pai” niente benefici
Il «piano assicurativo individuale» (cosiddetto Pai) rappresenta il documento fondamentale e indispensabile ai fini della stipula della polizza assicurativa agricola agevolata e della successiva presentazione della domanda di sostegno. La mancata presentazione del Pai non consente di accedere ai benefici della sottomisura 17.1 inerenti le produzioni vegetali, campagna assicurativa 2018. È con la circolare Agea del 1 dicembre 2017, n. 50, che vengono dettate le istruzioni operative per l’accesso ai contributi comunitari per le assicurazioni inerenti le produzioni vegetali campagna assicurativa 2018. Le polizze assicurative agevolate devono essere stipulate prima dell’insorgenza dei rischi e per le produzioni vegetali coprono l’intero ciclo colturale che può concludersi anche nell’anno solare successivo a quello di stipula. Il periodo di copertura della polizza deve essere congruente sia con il termine ultimo del raccolto del prodotto sia con il periodo di conduzione delle superfici sulle quali insiste la coltura assicurata. Ciascun Pai, sottoscritto dall’agricoltore e rilasciato nel sistema Sian, costituisce strumento propedeutico alla definizione del contratto assicurativo e documento necessario da allegare alla polizza individuale o al certificato di polizza collettiva per la richiesta del contributo. Le superfici indicate nel Pai devono corrispondere a quelle assicurate riportate nel certificato di polizza collettiva/polizza individuale con un eventuale scostamento massimo dell’1%, fermo restando che ai fini del calcolo della spesa ammissibile viene considerata la minore delle due superfici. Sono considerati ammissibili i soli PAI sottoscritti dall’agricoltore e rilasciati nel sistema Sian (sistema informativo agricolo nazionale), mentre non sono ammissibili i Pai nello stato di lavorazione, «in compilazione» e «stampato». Il Pai ha ambito territoriale nazionale e deve essere presentato all’organizzazione pagatore Agea mediante il sistema gestionale Sian (www.sian.it), indipendentemente dall’organizzazione pagatore competente per il fascicolo aziendale del richiedente. (fonte Italia oggi)