Agricoltura: finalmente novità nella gestione del rischio eventi climatici e nei rimborsi


Agricoltura: finalmente novità nella gestione del rischio eventi climatici e nei rimborsi

Millenovecento miliardi di dollari è il costo dei danni all’agricoltura causati nel mondo da eventi climatici avversi nel 2015. Di questi solo un quarto gode di una copertura assicurativa.

In una fase di cambiamenti nella virulenza dei fenomeni meteo evidenti, senza voler qui entrare nel merito scientifico della cause cui attribuirli, è di estrema importanza sensibilizzare gli operatori del settore italiani verso l’importanza di dotarsi di tutele assicurative adeguate. A questo scopo esistono per esempio i Consorzi di difesa, costituiti con il compito di assicurare le produzioni agricole, gli allevamenti, serre e strutture delle imprese contro i danni atmosferici, grazie ai contributi agevolati previsti dallo Stato.

La variabilità del clima, con crescenti eventi estremi, che secondo i dati della Commissione Europea potrebbero aumentare anche del 500% per la fine del secolo, sono elementi che obbligano al ricorso a polizze assicurative e fondi di mutualità che dovranno essere sempre più multirischio e a copertura di tutti gli eventi. Ma il sistema presenta aspetti di inefficienza e fra essi il serio problema dei ritardi nei risarcimenti che porta gli agricoltori addirittura a preferire di “sfidare la natura” pur di non compromettere l’equilibrio finanziario delle aziende.

In un precedente articolo, già ci eravamo occupati del fatto che dal 2015 – con l’ingresso del sistema nello Sviluppo Rurale – il sistema delle assicurazioni agevolate in agricoltura si sia sostanzialmente bloccato nel nostro Paese. Il Decreto di semplificazione e l’introduzione del PAI (Piano Assicurativo Individuale) che si basa sulle rese aziendali hanno infatti provocato un ingorgo burocratico che ha procurato un drastico calo dei valori assicurati a livello nazionale. Fatto che nel quadro dei mutamenti climatici in corso si carica di ulteriore e pericolosa gravità.

Una buona notizia è che ci sono novità in arrivo sul fronte delle dinamiche che legano le problematiche della gestione dei rischi in agricoltura agli scenari normativi europei. L’annuncio è arrivato direttamente per voce di Paolo De Castro
, primo Vicepresidente della commissione agricoltura al Parlamento europeo: “Si è finalmente chiusa a Strasburgo la procedura per la modifica del pacchetto agricolo dal Regolamento Omnibus; di fatto è stata approvata una sorta di revisione alla PAC, applicabile già dal primo gennaio 2018”. Un aspetto importante riguarda la gestione dei rischi: viene portata al 20% la percentuale relativa alla soglia di indennizzo (prima era al 30%), ovvero la perdita di prodotto necessaria per l’attivazione di misure di risarcimento; contemporaneamente viene innalzata dal 65% al 70% la percentuale di contributo comunitario, introducendo la possibilità di utilizzare indici economici per la quantificazione delle rese aziendali.

Giuseppe Blasi, Capo dipartimento delle politiche europee e sviluppo rurale del Ministero, ha ricordato in un recente convegno che “dal 3 novembre è in vigore un nuovo Piano Assicurativo Nazionale già predisposto per recepire le modifiche comunitarie; dobbiamo solo attendere gennaio – ha specificato – per applicarlo”. Affermazione importante dello stesso è che “Il grave ritardo nei pagamenti sarà via via azzerato: dal 2018 dovremmo andare a regime e pagare così gli indennizzi entro il primo trimestre successivo”.

Assicurazioni e Banche diventano “strategiche”

 

Assicurazioni e Banche diventano “strategiche”

Fra le novità in pancia al nuovo decreto fiscale come lo stop alla fatturazione a 28 giorni per telefonia e pay-tv, il mini-scudo fiscale per ex residenti all’estero e transfrontalieri e l’allargamento delle detrazioni per gli affitti degli studenti fuori sede, ci sono in arrivo poteri speciali per il Governo anche su banche e assicurazioni. La mente corre subito a casi come Tim–Vivendi e società come Generali, da tempo nel mirino della finanza francese e tedesca. L’emendamento 14.2 al decreto fiscale che porta la firma dei senatori De Petris, Barozzino, Petraglia, Bocchino, Cervellini, De Cristofaro, Mineo e Uras (Gruppo Misto), propone infatti di allargare il campo d’azione dei poteri speciali in mano al governo introducendo fra i settori strategici per l’interesse del Paese anche il comparto “del credito e finanziario”, accanto a energia, trasporti e telecomunicazioni. Si tratta di un punto di non trascurabile importanza vista la ancora pronunciata debolezza del sistema finanziario italiano.

“Abbiamo deciso di presentare questo emendamento – ha spiegato a ilfattoquotidiano.it la senatrice Loredana De Pretis, esponente di Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia e Libertà – perché l’ultima relazione dei servizi segreti al Parlamento ha evidenziato una fragilità del comparto creditizio e finanziario italiano e ha posto l’accento sul rischio che il settore diventi facile preda per appetiti stranieri come del resto in parte è già accaduto”. “È previsto dalla legge che ogni tre anni si possa rivedere l’elenco dei settori strategici e quindi noi crediamo sia l’occasione giusta per inserire nella lista anche il comparto del credito e più in generale finanziario, includendo così le compagnie assicurative”, ha aggiunto la senatrice.

“Il risparmio degli italiani fa gola del resto a molti operatori stranieri e al tempo stesso, nonostante la crisi abbia assottigliato la capacità delle famiglie di mettere soldi da parte, resta ancora un asset rilevante e assolutamente strategico per il Paese” conclude.

In questi anni il Paese ha letteralmente perso pezzi sotto i colpi di acquirenti stranieri e i settori finanziari non sono stati indenni dal processo di depauperamento. Un esempio l’attenzione straniera per gli asset finanziari italiani nella cessione di Pioneer, azienda di risparmio gestito venduta da Unicredit alla francese Amundi. Senza contare che anche le Assicurazioni Generali sono da tempo una preda ambita sia dalla tedesca Allianz che dalla francese Axa.

In effetti di queste possibile scelte normative di rilevanza strategica si parla da un po’, se è vero che già a marzo erano circolate indiscrezioni sulla volontà del governo di estendere il golden power al settore finanziario. Se la cosa non era già andata in porta e aveva subito una battuta d’arresto è stato a causa del fatto che il Tesoro temeva l’opposizione di Bruxelles. Non è escluso però che la questione possa essere in futuro terreno di confronti in sede europea.

Responsabilità sanitaria. Gelli: “Unico decreto attuativo entro gennaio per risolvere i nodi ancora irrisolti”


Responsabilità sanitaria. Gelli: “Unico decreto attuativo entro gennaio per risolvere i nodi ancora irrisolti”

Sono ancora almeno tre le questioni da risolvere per la legge sulla responsabilità sanitaria che richiedono l’emanazione di norme specifiche che ne risolvano l’applicazione: la retroattività e l’ultrattività delle polizze, i requisiti minimi per le assicurazioni e le autoassicurazioni, l’istituzione del Fondo di Garanzia per i pazienti danneggiati presso la Consap”. L’on. Federico Gelli, parlando della legge che porta anche il suo nome, la Gelli-Bianco approvata dal Parlamento in via definitiva il 28 febbraio 2017, ha assicurato che entro gennaio uscirà un unico complessivo decreto attuativo.

A sei mesi dall’approvazione della legge di cui ci occupammo a suo tempo anche nella nostra rubrica, legislatore, istituzioni e operatori, si sono confrontati durante un incontro organizzato martedì scorso a Roma. “Per la piena efficacia delle nuove norme sono indispensabili i decreti attuativi anche per sciogliere i numerosi punti cruciali ancora irrisolti”. Questa, in sintesi, la realtà della “nuova responsabilità sanitaria” emersa in un confronto tra legislatore, istituzioni e operatori.

Il dibattito ha analizzato le prime applicazioni, con relative esperienze e criticità, oltre allo stato dell’arte dei decreti attuativi. Le valutazioni degli operatori del settore, rispetto ai costi di gestione del rischio nel comparto, dicono che questo è stato fino ad oggi incerto, ma con la legge Gelli le cose possono cambiare e il mercato potrebbe riaprirsi, a condizione che venga ridefinito un patto tra l’assicurato e l’assicuratore, con un ruolo fondamentale degli intermediari.

“Per la prima volta – ha spiegato Gelli, deputato relatore e ‘padre’ della nuova legge – introduciamo il diritto alla sicurezza delle cure come parte integrante del diritto costituzionale alla salute. Il risk management viene messo a regime per tutte le strutture sanitarie – ha sottolineato – tutte le regioni, quindi, sono adesso chiamate a rilevare i dati e il decreto attuativo che istituisce l’Osservatorio Nazionale presso l’Agenas è già stato varato. I dati sono fondamentali in questo comparto e perciò è necessario passare dalla documentazione sanitaria cartacea, che è da terzo mondo, a quella elettronica. Ed è importante anche l’altro decreto attuativo, già approvato, sui requisiti delle società scientifiche accreditate – ha aggiunto Gelli – perché si riduce la giungla delle 600 società che esistevano fino ad oggi”.

Sono necessari ulteriori passi normativi, a proposito dei quali Gelli ha dichiarato che “entro gennaio ci sarà un unico decreto attuativo che affronterà tre delicate questioni assicurative ancora irrisolte: la retroattività e l’ultrattività delle polizze, i requisiti minimi per le assicurazioni e le autoassicurazioni, l’istituzione del Fondo di Garanzia per i pazienti danneggiati presso la Consap, che sarà sostitutivo del Fondo di Solidarietà previsto dal decreto Balduzzi, che invece verrà abrogato grazie all’approvazione anche da parte del Senato (dopo il via libera della Camera) del decreto sulle professioni sanitarie”.

Gelli ha poi comunicato che “entro un mese, invece, arriverà anche il decreto attuativo che definirà le modalità di definizione delle linee guida da parte dell’Istituto Superiore di Sanità”. In ogni caso è fondamentale la divisione fissata tra responsabilità contrattuale per le strutture ed extracontrattuale per i professionisti che lavorano nelle strutture. In ogni caso, ha concluso Gelli, “la legge è un punto di partenza e non di arrivo se riusciamo con i decreti attuativi a farla diventare finalmente operativa”.

L’incontro è proseguito con un’ulteriore tavola rotonda. Luigi Di Falco, Dirigente Responsabile Servizio Vita, Danni e Welfare di Ania, ha sottolineato quanto il settore possa essere ad un punto di svolta: “fino ad oggi – ha detto – c’è stata una vera e propria fuga dal comparto, sia da parte delle assicurazioni ma anche da parte delle strutture, che di fronte ai costi elevati hanno risposto con la formula dell’autoassicurazione, che spesso significa solo rinviare il problema”.

Il presidente e Ad di Consap, sul tema ha specificato che “il Fondo di Garanzia servirebbe proprio a calmierare il mercato. Solo che ad oggi il finanziamento è fissato con il 4% delle polizze, pari a 25 milioni di euro, che potrebbero essere limitati rispetto al miliardo che viene ipotizzato come necessario”.

“Le linee guida non sono risolutive di tutto il problema – ha spiegato Primiano Iannone, Direttore del Centro Nazionale Eccellenza Clinica e Sicurezza delle Cure dell’Istituto Superiore di Sanità – perché bisogna privilegiare l’aspetto pratico e non prescrittivo delle nuove regole”.

“E poi cambiano le norme sul regresso, sulla rivalsa, sull’erogazione dei risarcimenti – ha detto Paolo Crea, Vice Procuratore del Lazio della Corte dei Conti – il medico finalmente non è più sotto assedio, anche se alla normativa servirebbero comunque delle modifiche”.

Polizza obbligatoria avvocati, si cambia ancora, via gli “infortuni”


Polizza obbligatoria avvocati, si cambia ancora,

via gli “infortuni”

Il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha recepito l’invito del presidente del Consiglio nazionale forense a modificare la norma riguardante l’obbligatorietà per gli avvocati di stipulare una polizza assicurativa che comprenda anche la copertura da infortuni. A prevedere l’obbligatorietà, sia per l’avvocato che per i suoi collaboratori, dipendenti e praticanti, è stata la legge di riforma della professione forense, la 247 del 31 dicembre 2012, all’articolo 12. Con il decreto 22 settembre 2016 del ministero della Giustizia sono state stabilite le «Condizioni essenziali e i massimali minimi delle polizze assicurative a copertura della responsabilità civile e degli infortuni derivanti dall’esercizio della professione di avvocato».

Quel Dm, in merito alla polizza infortuni, aveva precisato all’articolo 4 che l’assicurazione doveva essere prevista a favore degli avvocati e dei loro collaboratori, praticanti e dipendenti per i quali non fosse operante la copertura assicurativa obbligatoria Inail.

Attualmente, il testo della legge di cui è stata richiesta modifica recita infatti: «All’avvocato, all’associazione o alla società tra professionisti è fatto obbligo di stipulare, anche per il tramite delle associazioni e degli enti previdenziali forensi, apposita polizza a copertura degli infortuni derivanti a sé e ai propri collaboratori, dipendenti e praticanti in conseguenza dell’attività svolta nell’esercizio della professione anche fuori dei locali dello studio legale, anche in qualità di sostituto o di collaboratore esterno occasionale».

Già nelle ore in cui stava per scattare l’obbligo assicurativo, scadenza fissate per l’11 ottobre scorso, il ministero aveva prorogato di trenta giorni il termine per permettere una miglior definizione della convenzione che il Consiglio nazionale forense stava concordando con una compagnia privata vincitrice del relativo bando. A quanto pare però lo scenario ha richiesto un ulteriore cambio di indirizzo, dato che il presidente del Cnf Andrea Mascherin il 26 ottobre ha inviato una nota al Guardasigilli chiedendo di prevedere come “facoltativa” la garanzia infortuni, data anche l’eccessiva onerosità di tale obbligo per quanto riguarda i dipendenti titolari di rapporto di lavoro subordinato e dal momento che molti di loro –
specialmente i collaboratori degli studi legali – godono già della copertura assicurativa dell’INAIL.

La risposta del Ministro Orlando

Il Ministro Orlando ha risposto con una nota «che la proposta di modifica è stata trasmessa all’Ufficio legislativo, affinché provveda a formulare una corrispondente proposta di modifica», che probabilmente troverà spazio nella manovra attualmente in discussione.

«L’obbligo assicurativo in materia di infortuni appare probabilmente eccessivo», ha scritto Mascherin, sottolineando come «i dipendenti godano già di copertura assicurativa in quanto lavoratori subordinati».

Cosa dice la legge?

Come indicato nel regolamento sull’assicurazione obbligatoria pubblicato lo scorso anno in Gazzetta Ufficiale, dal 2017 gli avvocati hanno l’obbligo di stipulare una polizza assicurativa per la copertura delle responsabilità civili derivanti dall’esercizio della propria professione. Ad essere coperti sono anche i danni causati dai collaboratori.

Polizza che copre diverse tipologie di danno:

  • patrimoniale;
  • non patrimoniale;
  • permanente;
  • temporaneo;
  • futuro.

C’è poi una seconda polizza obbligatoria per gli avvocati: quella infortunistica che copre i danni accidentali che potrebbero verificarsi nello studio legale. Nel dettaglio, l’articolo 12 – comma 2 – recita:

“All’avvocato, all’associazione o alla società tra professionisti è fatto obbligo di stipulare, anche per il tramite delle associazioni e degli enti previdenziali forensi, apposita polizza a copertura degli infortuni derivanti a sé e ai propri collaboratori, dipendenti e praticanti in conseguenza dell’attività svolta nell’esercizio della professione anche fuori dei locali dello studio legale, anche in qualità di sostituto o di collaboratore esterno occasionale”.

Un comma che quindi presto potrebbe sparire dalla legge, con la polizza sugli infortuni che tornerebbe ad essere – per la felicità degli avvocati – facoltativa.

Obbligare gli avvocati a sottoscrivere due diverse polizze è inutile e a quanto pare lo stesso Ministro della Giustizia concorda con il CNF. L’assicurazione contro gli infortuni quindi tornerà ad essere facoltativa; saranno i singoli avvocati a decidere se sottoscriverla oppure no.

I tempi ora

Sarà comunque l’Ufficio legislativo a valutare se la proposta di modifica inviata dal Ministro debba essere approvata. Per saperne di più dovremo attendere ancora qualche giorno poiché – come confermato da Orlando – questa proposta verrà valutata ai fini di un “esame nell’ambito della sessione parlamentare di bilancio”. Una possibile modifica del testo quindi – se ci sarà – verrà completata entro la fine dell’anno, con la polizza assicurativa contro gli infortuni che tornerà ad essere facoltativa a partire dal 2018.

L’anf approva ma con ironia

Per il segretario generale dell’Associazione nazionale forense Luigi Pansini «L’intervento è sicuramente apprezzabile… tuttavia appare beffardo che politica e istituzioni si accorgano dell’obbligatorietà della polizza per gli infortuni a distanza di quasi cinque anni dall’approvazione della legge ordinamentale forense e di un anno dall’adozione del regolamento attuativo». L’ennesimo smacco per chi ha rispettato le regole e si è già assicurato (e, secondo le stime di Anf, parliamo di circa il 50% degli “obbligati”) .